WE WERE WRECKS BEFORE WE CRASHED INTO EACH OTHER
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Playlist e testo di Tommaso Ronchini
Se fossi un critico musicale, chissà quali parole verbose e quali strani tecnicismi dovrei inventarmi per presentarvi la nuova playlist.
Chissà che metafore magniloquenti, aneddoti improbabili e paragoni scomodi.
Certamente vi convincerei che quello di Josh Tillman (a.k.a. Father John Misty) è uno dei timbri vocali più puliti ed aggraziati che ci siano in circolazione, al punto che ogni suo pezzo è puro piacere per le orecchie – e Mr Tillman non fa certo eccezione.
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Senza dubbio cercherei di ricostruire la storia ormai trentennale dei Ride, dagli esordi shoegaze fino alle atmosfere eteree e vagamente post-rock della notevole Pulsar – senza dimenticare il (lungo) periodo in cui Andy Bell è stato chitarrista degli Oasis.
Probabilmente celebrerei la corposa produzione dei Beach House, che negli ultimi tre anni hanno sfornato altrettanti album indimenticabili (compresa la raccolta di b-sides di qualche mese fa) e che ora si preparano a tornare nuovamente sulle scene, senza mai correre il rischio di annoiare o di risultare ridondanti.
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Di sicuro vi suggerirei di ascoltare il nuovo lavoro degli MGMT, che rappresenta un tassello fondamentale per il duo newyorkese e può essere citato come uno dei migliori album statunitensi di questo inizio 2018; ma anche quello dei Franz Ferdinand, che con Always ascending sembrano recuperare i ritmi e le atmosfere degli esordi, senza peraltro dimenticare gli sperimentalismi electro-dance degli ultimi lavori: la title-track ne è un fulgido esempio.
A proposito di ritorni alle origini: Veronica n.2 mi ha letteralmente fulminato, riportandomi ai tempi de La malavita o addirittura del Sussidiario e confermandomi che i Baustelle non sbagliano (quasi) mai. È davvero un pezzo facile facile, come recita il sottotitolo del nuovo album di Bianconi e soci, in uscita a meno di un anno di distanza dal precedente.
Tra parentesi: se fossi un critico musicale, avrei senz’altro recensito L’amore e la violenza come uno dei migliori album italiani del 2017.
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E a proposito di produzioni sovrabbondanti: Will Toledo (anima e corpo dei Car Seat Headrest), non pago di aver pubblicato sei dischi in quattro anni (!), ha deciso di re-incidere la sua prima demo, che aveva registrato nella cantina dei genitori quando aveva appena 19 anni. Ne è uscito Twin Fantasy, una mini-opera rock ruvida e malinconica, salutata dalle principali testate musicali come uno degli album dell’anno: Sober to death è l’ennesima perla che ho l’onore di ospitare nelle mie playlist. E ho l’impressione che non sarà l’ultima.
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Se fossi un critico, mi ingegnerei per capire come possano le canzoni dei Belle and Sebastian suonare tutte così semplici e simili, e al tempo stesso risultare tutte così perfettamente orecchiabili e piacevoli e… belle.
A volte non essere un critico musicale è proprio una fortuna: così, non sarò costretto a perdere tempo in recensioni arzigogolate o in parole altisonanti, ma potrò semplicemente godermi questi quindici brani in santa pace.
Sperando che anche voi vogliate fare lo stesso.
Buon ascolto!
Abbiamo finito le parole,
e tu che non hai mai capito da dove cominciare.